Il periodo di lockdown ci ha permesso di incontrare alcuni gruppi di insegnanti di scuola secondaria di secondo grado alle prese con la didattica a distanza e di ragionare insieme a loro rispetto a questo periodo di grandi cambiamenti.

L’improvvisa necessità di utilizzare la didattica a distanza come unica modalità per garantire continuità alla formazione degli studenti e delle studentesse ha di certo avuto un forte impatto sui docenti che si sono trovati inizialmente disorientati e in difficoltà rispetto all’esigenza di ripensare il proprio ruolo e la propria metodologia didattica, dovendo adattarsi a setting e strumenti virtuali (non a tutti ben noti) e dovendo rinunciare al contatto diretto con i propri studenti/esse. Nonostante la rabbia e la frustrazione di molti, inclini a pensare che la scuola non possa prescindere dalla presenza fisica e dal contatto (tra allievi in classe, tra studenti/esse e docenti e anche tra docenti) e dunque scettici rispetto all’utilità della formazione a distanza, buona parte degli/delle insegnanti che abbiamo incontrato ha mostrato di sapersi mettere pienamente in gioco in questa nuova esperienza, aumentando esponenzialmente la propria confidenza nei confronti delle nuove tecnologie, impegnandosi a garantire presenza umana e riferimenti educativi e sviluppando in modo molto creativo e con grande impegno un’elevata quantità di nuovi contenuti didattici pensati specificatamente per la realtà virtuale (slides e contenuti multimediali, video, audio lezioni, libri e verifiche digitali).

La didattica a distanza ha richiesto sicuramente un particolare carico e investimento di tempo ed energie da parte dei docenti, che hanno riferito stanchezza e soprattutto dispiacere per i limiti insiti in questa modalità formativa con cui si sono dovuti confrontare: ad esempio non si può, per privacy, obbligare gli studenti e le studentesse a mantenere il video acceso durante le videolezioni live (il video risulta fondamentale in termini di presenza e di coinvolgimento); per alcune materie più pratiche o per il sostegno il contatto fisico e l’intercorporeità risultano irrinunciabili; l’ambiente familiare degli studenti/esse può interferire con la lezione sia in termini di rumore di fondo che della tendenza di alcuni genitori a suggerire durante le interrogazioni. Molti/e insegnanti riportano la tendenza dei ragazzi e delle ragazze a distrarsi e sembra essere più difficile valutare l’apprendimento degli alunni messi nelle condizioni di poter copiare.

Nonostante le fatiche, tuttavia, la FAD sembra aver aperto a nuove prospettive e a nuove possibilità d’essere, sia negli studenti/esse che nei docenti, che ci si augura di mantenere in futuro una volta riaperte le scuole. Per molti insegnanti risulta essere aumentato il livello di “intimità” e di confidenza con i propri studenti e le proprie studentesse: il paradosso della didattica a distanza sembra proprio essere quello di creare vicinanza nonostante la distanza e di consentire agli/alle insegnanti di lavorare maggiormente sulla relazione con i propri studenti/esse; complice anche una gestione del tempo più fluida (si perde meno tempo nelle classi virtuali) ed uno sfondo condiviso di emergenza (l’impatto traumatico del Coronavirus ha reso tutti uguali sul piano della paura, generando nella comunità vicinanza e cura).

Molti docenti hanno, infatti, riferito di sentirsi più empatici e in sintonia con i ragazzi/e e di avere una visione più chiara e completa di loro. È stato interessante ragionare su come poter “integrare la visione dello studente/essa con quella della persona” e individuare alcuni elementi che hanno permesso di mostrarsi tanto nel proprio ruolo educativo quanto nelle proprie vesti più umane. In questo periodo sono aumentati i tempi della lezione dedicati al saluto e al “come state”, alcuni docenti hanno dedicato del tempo al fare colazione insieme o al condividere aspetti/oggetti del proprio ambiente personale in gruppo, sono stati potenziati i momenti di supporto individuale al di fuori delle ore curriculari. Alcuni insegnanti ci hanno raccontato di aver maggiormente integrato teoria e pratica nella programmazione della propria materia (ad esempio chi insegna scienze motorie, cucina o sala) ed altri hanno potenziato, grazie alla possibilità di connettersi da casa, la propria presenza ai consigli di classe e ai corsi di formazione; è, inoltre, aumentata la tendenza di molti di condividere il materiale didattico preparato per le varie classi tramite blog, piattaforme, siti e link dedicati.

Grazie alla didattica a distanza, molti studenti e studentesse hanno avuto la possibilità di potenziare la propria autonomia nella studio e nell’organizzazione del lavoro scolastico da un punto di vista sia pratico che metodologico (imparare ad imparare) ed, infine, chi per insicurezze personali non riusciva ad esporsi nel contesto classe in presenza ha potuto sfruttare lo schermo per attenuare vissuti di imbarazzo e timidezza e far sentire la propria voce (per alcuni studenti/esse si è infatti osservato un miglioramento del rendimento scolastico).

Seppur, dunque, sia elevata la voglia di tornare ad una normalità fatta di presenze e contatti fisici, di corpi in relazione e spazi comuni, la didattica a distanza ha sicuramente favorito la sperimentazione di nuove modalità di insegnamento e relazione che con ogni probabilità ritroveremo nel prossimo futuro ad integrazione della didattica tradizionale. Alcuni esempi possono essere: utilizzare le piattaforme digitali per monitorare gruppi che lavorano in team a casa;  utilizzare le videochiamate per supportare  con maggiore continuità e flessibilità di orario alcuni studenti/esse al di fuori delle ore curriculari; svolgere i consigli di classe online minimizzando il tempo “perso” per gli spostamenti o le attese a scuola; utilizzare con maggiore frequenza libri digitali e  audio lezioni ad integrazione del tradizionale materiale didattico; utilizzare gli strumenti informatici per facilitare e “modernizzare” le verifiche scritte (mediante quiz online a risposta multipla).

Ciò che veramente resterà della didattica a distanza lo scopriremo solo strada facendo, i presupposti, però, di un reale cambiamento ci sono tutti. L’importante è restare connessi…