Forse la migliore definizione di razzismo l’ha data Heschel parlandone come la “più grave minaccia dell’uomo verso l’uomo; il massimo di odio con il minimo di ragione”.
Sentimenti di insicurezza, ansia, paure, bisogno di sentirsi “superiori a” o di identificarsi con un gruppo in netta contrapposizione a tutto ciò che quel gruppo non è, possono sfociare in atteggiamenti intolleranti, capaci di arrivare fino all’odio razziale. Purtroppo, a tutto ciò non è impermeabile neanche il mondo dei giovani in cui spesso la discriminazione si palesa tra i banchi di scuola o via web.

Durante questo nuovo anno scolastico 2019/20, con il nostro progetto “Veniamo tutti dalla luna”, potremo essere al fianco di tanti giovani studenti e studentesse di Milano, cercando di contrapporre all’odio cieco quella giusta dose di ragione ed empatia, in un’ottica di prevenzione e di cultura del rispetto e della legalità che da adulti siamo chiamati a consegnare alle nuove generazioni.
Questo progetto sarà realizzato grazie al prezioso contributo della Fondazione di Comunità Milano che ringraziamo per averci scelto, sposando una causa così importante, attuale e sentita nella nostra comunità.
La prima edizione del Bando 57 ci permetterà di incontrare moltissimi adolescenti, giovani, genitori e insegnanti nell’ambito di laboratori, workshop e formazioni che realizzeremo con diverse scuole secondarie di primo e secondo grado nella nostra città di Milano.

Questo è quanto ci poniamo di fare, considerando che in Italia abbiamo in media almeno un caso di bullismo al giorno, cifra che emerge dalle segnalazioni al Telefono Azzurro nel 2018. Altri dati allarmanti arrivano dall’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) che in una ricerca del 2016 ha rilevato più di 1800 casi di discriminazioni per motivi razziali (una media di 5 al giorno). È ragionevole supporre che sia pure una cifra sottostimata. A questi già preoccupanti dati, si sommano quelli sui crimini di odio rilevati dall’Odihr (Office for Democratic Institutions and Human Rights) dell’Osce che segnala su 555 crimini d’odio rilevati dalle Forze dell’Ordine in Italia nel 2015, 369 erano relativi a episodi di razzismo e xenofobia.
Lecito quindi parlare di piramide di odio le cui fondamenta riguardano tutti quegli stereotipi, fake news, immagini fuorvianti o infondate e salendo troviamo discorsi di odio, discriminazioni e crimini di odio.

La nostra esperienza più che ventennale rispetto alla prevenzione in contesti scolastici conferma questo trend. Le richieste di supporto pervenuteci dalle scuole sono notevolmente aumentate nell’ultimo triennio e riguardano prevalentemente episodi di intolleranza razziale e bullismo, soprattutto online. Le scuole manifestano sempre di più difficoltà nella gestione di questi casi e una politica concreta territoriale da parte delle Istituzioni sembra ancora mancare. Molti sono stati i casi di discriminazione e cyberbullismo gestiti dalla nostra Organizzazione a supporto di studenti e studentesse vittime di odio, prevaricazione e violenza nell’ambito del gruppo classe o amicale per il semplice fatto di avere un diverso colore della pelle o professare una religione ritenuta “pericolosa”.
Il mondo virtuale, la rete, ha acutizzato il fenomeno: con l’avvento di chat e social network, siamo stati introdotti in una dimensione inedita delle relazione sociali che ha sensibilmente cambiato il confine tra pubblico e privato, e ha contribuito, tra le altre cose, a dare forma ai peggiori stereotipi. Il web diventa così il luogo-non luogo in cui vengono sdoganati ed espressi facilmente stereotipi e pregiudizi etnici/religiosi e vengono agite forme di razzismo in modo aperto e senza tabù. Linguaggio e allusioni si fanno più espliciti e più aggressivi e portano a galla la sfera più nascosta degli immaginari comuni sulle persone immigrate, di origine straniera o di altra religione.

Forse siamo troppo allenati, fin da piccoli, a guardarci eccessivamente da vicino, a guardare solo ciò che ci riguarda strettamente; abbiamo necessità, ora più che mai, di allontanarci un po’, di volgere uno sguardo più ampio, di guardarci tutti un po’ più dall’alto e pensare che alla fine “tutti noi abbiamo un’origine comune, siamo tutti figli dell’evoluzione dell’universo, dell’evoluzione delle stelle, e quindi siamo davvero tutti fratelli*”; pensare che in fondo veniamo tutti dalla luna e che da lassù siamo tutti piccoli e uguali.

*Margherita Hack

Progetto realizzato con il contributo di