In un tempo che sembra rallentare fino a fermarsi, i giorni si susseguono con inerzia e arriva un altro 8 marzo, più silenzioso di quelli a cui eravamo forse abituati negli ultimi anni: nessuna calca davanti a men stripper, nessuna (o quasi) conclave al femminile riunita a scambiarsi risate e brindisi.

Approfittiamo di questo tempo in cui sembriamo un po’ tutt* chiusi in una bolla rarefatta, per guardare un po’ indietro e un po’ in avanti, per fermarci a pensare a cosa vuol dire essere donna ancora oggi.

Forse vuol dire “pensare l’impossibile”. E’ questo che ha detto Annalisa Malara, l’anestesista di Cremona che ha pensato e agito fuori ogni schema, di pensiero e procedurale, permettendo l’individuazione del famigerato Covid-19.

Annalisa racconta in merito al tampone che ha deciso di effettuare sul primo paziente arrivato all’ospedale di Cremona: “Ho dovuto chiedere l’autorizzazione all’azienda sanitaria. I protocolli italiani non lo giustificavano. Mi è stato detto che se lo ritenevo necessario e me ne assumevo la responsabilità, potevo farlo”.

Annalisa è una ‘disobbediente’, una donna che brilla di coraggio e determinazione, che ha cambiato il corso della storia che stiamo vivendo ora e adesso.

Allora il nostro pensiero corre a tutte quelle donne che con il loro pensiero libero, con le loro disobbedienze, con i loro NO coraggiosi, con il loro pensiero divergente, hanno dato via a riforme e cambiamenti epocali che hanno trasformato i destini di tutt* noi, donne e uomini.

Pensiamo a quella ‘semplice ‘ signora, seduta in un autobus qualunque dell’America del 1956 e che portava il nome di Rosa Parks e a quel suo NO, il no di una sola donna contro le leggi razziali; pensiamo a Katrine Switzer che ci ha regalato la libertà di correre con quella sua maratona che nel 1967 era preclusa a lei come a tutte le donne; pensiamo a Senda Berenson – a quel lontano 1981- ogni volta che giochiamo a basket; pensiamo a Angela Tolsà per aver lottato per il divorzio già nel 1496; a Franca Viola per un altro NO pesantissimo che ha messo in risalto la vergognosa pratica dei matrimoni riparatori; pensiamo alle donne che hanno lottato perché non fosse un reato portare i pantaloni ma affinché lo diventasse essere stuprate.

La strada verso la parità e la giustizia sociale pullula di gesti di ribellione, di disobbedienza e ogni NO da parte delle donne, presenti e passate, disegna un sogno collettivo di libertà e parità.

Non disperdiamo e non vanifichiamo tutti questi sforzi, pagati spesso a carissimo prezzo, e riscopriamoci un po’ tutte e tutti ribelli e disobbedienti laddove si insinuano le vie della discriminazione e della non parità.

Siamo come matrioske, portiamo dentro di noi il coraggio e le lotte di chi ci ha preceduto, conserviamo e difendiamo ogni conquista, ma non arrendiamoci ad essere l’ultimo pezzo della matrioska…facciamo si che ci siano grandezze maggiori, ancora e ancora…finché saremo tutt* grandi uguali.

**Ricordiamo che se i dati ISTAT narrano un calo di casi di omicidio in Italia, i femminicidi sono una controtendenza. 75 donne uccise nel 2019 da compagni, mariti, amanti che le hanno odiate a tal punto. 15 donne non vivono più per mano di uomini pieni di odio verso di loro, 15 nel 2020 fino ad ora.